L’impero colpisce ancora: l’ennesimo capolavoro di Marcelo Gallardo

 

Un film ampiamente già visto: il faccione sorridente di Marcelo Gallardo davanti alle telecamere, la festa in campo dei suoi ragazzi, il tripudio del popolo Millionario fuori dal Monumental. Il River Plate ha guadagnato la sua seconda finale consecutiva di Copa Libertadores, l’ha fatto battendo senza appello il suo acerrimo rivale e l’ha fatto alla Bombonera.

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Sono passati 10 mesi dalla serata del Bernabeu eppure sembrano giorni, anzi sembra che l’eco di quella festa non sia mai finito, una sbornia continua per il pubblico biancorosso, un incubo senza fine per il mondo Boca.

Si perché se noi ormai abbiamo fatto l’abitudine a questo dominio River negli ultimi anni, chi non riesce a spiegarselo è proprio il tifoso xeneize, quello che ha visto i vari Riquelme, Palermo,Ibarra avere una superiorità schiacciante contro gli odiati cugini, quello che ha gioito alle due Coppe Intercontinentali e 4 Libertadores alzate tra il 2000 e il 2007, quello che ha goduto alla storica retrocessione del River nel 2011.

Se la tragica gestione sportiva del Boca dal 2007 ad oggi ha certo influito in questa storica rimonta, l’altra ragione è proprio quel signore col faccione da “indio” che abbiamo lasciato in preda alle emozioni davanti ai giornalisti nella sala stampa dell’Estadio Alberto Josè Armando.

La storia del Club Atletico River Plate e del futbol argentino e sudamericano infatti ha un prima e un dopo l’avvento sulla panchina milionaria di Marcelo Daniel Gallardo.

Marcelo Daniel Gallardo(nella foto), 43 anni, tecnico del River da 5.

 

La data è il 5 Giugno 2014, quando dopo una carriera da calciatore che poteva avere contorni ben superiori, El Muneco (letteralmente la bambola o il bambolotto) si siede sulla panchina del club che più di tutti ha segnato la sua vita sul campo.

Da quel momento in poi il bambolotto diventa “Napoleòn”, vince nell’ordine 3 Recope Sudamericane, 2 Coppe Sudamericane, 2 Coppe Libertadores e rischia di compiere tra qualche mese uno storico tris.

Per il club di Nunez è una nuova età dell’oro, e a riportarlo sulla mappa del calcio mondiale è un suo figlio prediletto, che aveva vinto anche da calciatore e che più di ogni altro sa cosa vuol dire indossare quella maglia.

Ma questa non è una storia fatta solamente di appartenenza, “garra”, “patadas” e altri ingredienti stereotipo del futbol argentino, perché la squadra di Napoleon è quanto di più lontano ci sia da questo mondo.

Una squadra europea, fluida, divertente davanti e solida dietro,che non butta mai il pallone e che sfrutta magnificamente le corsie laterali ma che allo stesso tempo non è mai stucchevole o fine a se stessa, guidata da un insaziabile fame e da una fiducia cieca nel proprio condottiero.

Il concetto di Europa per molti versi equivale a quello di futuro, perché il River che solo tre anni prima aveva vissuto la stagione più umiliante della propria storia ha saputo ignorare quella “mancha que no se borra nunca mas” e guadare al futuro, puntare su gioco e qualità, facendo esplodere numerosi giovani (basti pensare ai vari Mammana, Driussi, Martinez e ora Palacios) o rivitalizzando giocatori più esperti (Armani, Pratto o l’ex Pescara e Porto Juanfer Quintero)

Franco Armani(foto) è uno dei simboli del River di Gallardo

Al contrario dalle parti della Casa Amarilla non si è avuto questo coraggio, il Boca e i suoi tifosi sembrano essere ancora confinati in quei fantastici anni d’oro, nelle memorie dorate del “Titàn” Palermo e del “Virrey” Bianchi, e non appena qualcosa di nuovo sembrava essere all’orizzonte per merito di un altro tecnico estremamente legato all’ambiente come Schelotto, non si è esitato a ricoprirlo di critiche dopo due campionati vinti.

Il motivo? Aver perso una doppia finale contro una squadra nettamente più forte e soltanto dopo i tempi supplementari.

Allora via “El Mellizo” e il Boca punta su un tecnico sì rodato come Alfaro, ma che aveva fallito nella sua unica esperienza sulla panchina di due big come San Lorenzo e Rosario Central.

 

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Gustavo Alfaro(nella foto)57 anni, al Boca dal Dicembre 2018.

Risultato? Gioco decisamente involuto e inferiorità ancora più marcata nei confronti dei cugini, e a poco valgono musicisti di grande valore come Salvio e De Rossi se lo spartito suonato è quello di un saggio da primo anno di scuola di musica.

Il divario è cresciuto ed è stato evidente anche nell’ultima serie quando il Boca ha segnato più per inerzia che per merito, affidandosi esclusivamente a palloni lunghi  e rendendo la vita estremamente facile al River.

Questo è quindi il momento giusto per la direzione tecnica Boquense di guardare al futuro,capire che con gli altarini laici dei miti degli anni 90 non si vincono le partite ma con un progetto tecnico moderno ed efficace probabilmente si, magari poi una preghiera potrebbero farla affinchè qualche club europeo con ambizioni di rivalsa e alla ricerca di un nuovo tecnico sintonizzi i propri televisori alle frequenze dell’Estadio Monumental…

 

L’impero colpisce ancora: l’ennesimo capolavoro di Marcelo Gallardoultima modifica: 2019-10-24T21:38:13+02:00da pietroserusi
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