I dolori del giovane Matthijs

 

 

Non deriva la nostra inquietudine da un’intima coscienza della nostra indegnità, da uno scontento di noi stessi, che sempre si collega con l’invidia e con una pazza vanità?

Johann Wolfgang Goethe

 

Per questa volta partiremo dalla conclusione, le critiche a Matthijs De Ligt sono state eccessive ed ingiuste e basta fare un giro sui social network per vedere come i suoi stessi tifosi o presunti tali massacrino e cerchino di trovare il pelo nell’uovo in qualsiasi prestazione del centrale di Abcoude.

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Sicuramente chiunque si aspettava un inizio di stagione diverso da parte del classe 99, che aveva dato nei suoi anni all’Ajax l’impressione di essere tutto tranne che un giocatore emotivo e vulnerabile,ma a questa sensazione comune vanno aggiunti diversi fattori: De Ligt è un ragazzo di 20 anni, gioca in una delle squadre con più pressione del mondo ed è arrivato in un nuovo paese da tre mesi.

Riavvolgiamo il nastro, Matthijs De Ligt arriva alla Juve il 18 Luglio per la cifra importante di 75 milioni di euro,deve ancora compiere 19 anni e fa il difensore centrale.

Partono le polemiche, la cifra è ritenuta eccessiva per un ragazzo di quell’età e che gioca in quella posizione.

Polemiche sterili se si contrappongono ad esse i dati, e i dati fanno paura. Esordisce a 15 anni nello Jong Ajax in Eerste Divisie, a 16 anni ed un mese esordisce in prima squadra con tanto di gol e da quel momento in poi colleziona nell’arco di tre stagioni 77 presenze, 8 gol e una valanga di record. E’ il più giovane titolare in una finale europea, il più giovane capitano di una semifinalista di Champions e il più giovane capitano della storia dell’Ajax. Sicuro, potente, coraggioso, intelligente, non male per un pacco costoso eh?

Inizialmente queste critiche sembrano scivolargli addosso, risponde con grande sicurezza anche nella sua conferenza stampa di presentazione strabiliando gli addetti ai lavori, tutto faceva presagire un adattamento che sarebbe stato graduale e che avrebbe fatto assorbire al meglio al ragazzo i nuovi metodi di allenamento, la nuova lingua e la nuova realtà.

A cambiare  le carte in tavola è l’infortunio di Giorgio Chiellini, non c’è più tempo per adattamento e tranquillità, De Ligt diventa titolare.

Il suo esordio è una partita pazza e imprevedibile, la Juve domina il Napoli per 60 minuti, viene rimontata, il centrale commette errori su ogni gol degli azzurri ma alla fine può festeggiare la vittoria dei suoi.

Non c’è tempo per pensare alle critiche perché dopo la sosta la Juve affronta un ciclo di ferro dove non convince del tutto ma rimane imbattuta, soffre ma vince spesso e volentieri, De Ligt è sempre in campo e commette qualche errore, la stampa attacca e lui palesa al portale olandese Nu.nl Dutch le sue difficoltà: l’inserimento è stato veloce, la squadra ancora non ha appreso i meccanisimi del nuovo allenatore e lui alla Juve inizia a sentirsi umano, non è il referente, nè l’idolo della piazza fuoriuscito dal “De Toekomst” cresciuto a pane e Ajax sin dagli 8 anni, è uno dei tanti e soffre la pressione come gli altri, definisce la partita dell’Atletico lo spartiacque e promette di tornare quello ammirato in maglia biancorossa.

Da allora in poi effettivamente diminuiscono gli errori ma ad assalire il centrale è la sfortuna, due rigori provocati con due goffi falli di mano, uno sfiorato contro il Bologna e altre critiche.

Il processo che doveva essere graduale è diventato da vera e propria terapia d’urto, un atteggiamento quello di stampa e tifoseria che dimostra ancora una volta quanto scarsa sia nel nostro paese la predisposizione verso i giovani, esaltati alla prima prestazione buona e massacrati ad ogni minimo errore sul campo e non (basti pensare al caso del rinnovo di Donnarumma o alla recente querelle Capello-Zaniolo).

Serve un cambio di mentalità, maggiore serenità, i giovani devono avere il tempo di sbagliare e di mettersi alla prova con se stessi, e se devono farlo i nostri figurarsi gli stranieri, anche se valgono 75 milioni, anche se hanno collezionato record e sono stati definiti dal Guardian come “giocatori simbolo di una generazione”.

Il tempo è il vero alleato di Matthijs De Ligt, e noi ne siamo certi.

 

 

 

I dolori del giovane Matthijsultima modifica: 2019-11-01T21:51:56+01:00da pietroserusi
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