Salvate il soldato Ancelotti

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Steven Spielberg nel 1998 si guadagnò un meritatissimo Oscar raccontando la vicenda di un manipolo di soldati americani intenti a superare mille difficoltà per riportare a casa il soldato paracadutista James Francis Ryan, ultimo superstite di una famiglia di militari che era stata dilaniata nelle battaglie successive al D Day.

 

Ecco Carlo Ancelotti da quel famigerato 5 Novembre ha interpretato una audace revisione del capolavoro del regista di E.T, da solo in mezzo alle linee nemiche, schiacciato tra una squadra in rivolta e una società che preparava la battaglia legale, incapace suo malgrado di dare una svolta con la sua guida tecnica al rendimento di 23 giocatori la cui testa era altrove.

Se Ancelotti sembra il perfetto esempio di eroe tragico in questa pellicola, a pensarci bene gli eventi circostanti hanno contorni da vero e proprio film “fantozziano”

Un presidente plutocrate che cerca di far valere i suoi diritti a suon di multe a discapito di incassi e brand calanti, una squadra spaccata tra rivoltosi e pacifisti che in campionato colleziona magre figure, il pubblico e la città che osserva inerme uno scenario grottesco che ad ora dipinge con colori negativi la stagione del Napoli.

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Una stagione che a pensarci bene era partita con ben altre prospettive, roboanti obiettivi di mercato, una rosa rafforzata e consolidata in mano ad un tecnico vincente in aria di rinnovo di contratto, pronto(parole del suo datore di lavoro datate Marzo 2019) a diventare il Ferguson in salsa partenopea, un esempio quello di Sir Alex che ha bruciato tanti, troppi allenatori accostati alla sua epopea in Red, quasi un tabù, una maledizione.

Manchester United vs Liverpool

Eppure Carlo Ancelotti da Reggiolo, 20 titoli in bacheca, sembrava avere le spalle abbastanza larghe per sopportare tutto questo, sparate alla “Sono io il vostro Cavani” comprese.

La partenza degli azzurri non era stata eccezionale, ma molti risultati sembravano immeritati e il ritiro la giusta opzione per mettere la squadra con la testa all’impegno decisivo in Champions contro i sorprendenti austriaci del Salisburgo.

Uno spartiacque, da allora il Napoli non vince più sino alla serata di ieri, e l’unico a pagare con l’esonero questi risultati(nonostante un girone di Champions superato da imbattuti e con un primato conteso ai campioni in carica sino all’ultima giornata) è proprio colui che sembrava il meno colpevole della situazione creatasi.

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Un buono, questa è la descrizione che accompagna la carriera da calciatore ed allenatore di Carlo Ancelotti, una figura sempre calma in grado di gestire gruppi di campioni a risultati notevoli, un padre per molti dei suoi giocatori, magari anche per qualche giocatore del Napoli, che a sentire le voci che arrivano dallo spogliatoio sarebbe scoppiato in lacrime alla notizia dell’esonero del tecnico emiliano.

Un esonero che seppur non inaspettato unisce gli amanti del calcio nel rispetto per la dignità di un uomo che ha sempre agito con professionalità e classe, compiendo il suo dovere(il 4-0 di ieri è l’ultimo esempio) e che lascia una squadra sì spezzata, ma dal grande valore ad un suo allievo.

Il compito di Gennaro Gattuso non è facile,riaccendere una squadra spenta, unire una piazza, ma l’allenatore calabrese sembra avere anche queste doti, apprese magari da quel mentore a cui anche l’anno scorso ammetteva di fare più di una telefonata per chiedere consigli e ragguagli, non solo tattici.

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Il soldato Ryan è tornato a casa, il suo onore è in salvo ed è pronto chissà per una nuova battaglia, magari a Londra sponda Gunners.

 

 

Salvate il soldato Ancelottiultima modifica: 2019-12-11T15:11:47+01:00da pietroserusi
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