Quique Setien: el mas cruijffista

 

Immaginate di nascere e crescere a Liencres, 2500 abitanti che trascorrono una vita serena affacciati sul mar Cantabrico, di avere una carriera calcistica discreta partendo dalla propria squadra del cuore (il Racing Santander), per poi arrivare all’Atletico Madrid e alla nazionale spagnola.

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Una traiettoria più che buona che potrebbe soddisfare chiunque no? Potrebbe, ma il personaggio in questione non è un calciatore( per di più molto valido tecnicamente) come gli altri, ama gli scacchi, la lettura e prova profonda frustrazione nel dover assolvere a compiti tattici che ritiene obsoleti e inadatti al gioco più bello del mondo, sente che si potrebbe fare uno step oltre il “pelotazo arriba” per le punte.

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La speranza si trasforma in evidenza dal 5 Maggio del 1988, Johan Cruijff siede sulla panchina del Futbol Club Barcelona, ha l’obiettivo di rinnovare dalle fondamenta una squadra rimasta ferma nel tempo e ha carta bianca per farlo.

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Gli esiti sono immediati per tifosi, stampa ma soprattutto avversari e quando l’Atletico Madrid sfida quel Barca il ragazzo di Liencres è in campo.

La sua è una folgorazione, Cruijff ha realizzato quello che lui pensava e sperava da tempo, quel ragazzo si chiama Enrique Setien Solar e dopo essere stato eletto nel 2018 allenatore più cruijffista dalla fondazione che porta il nome del profeta del gol, oggi ne occupa il posto sulla panchina del Barcellona.

Ma la carriera di Setien è stata tutta tranne che un viaggio semplice e rettilineo, tante squadre piccole, Racing, Lugo, Ejido, fino al Las Palmas e al Betis, le due squadre che gli hanno permesso di farsi conoscere a livello anche internazionale.

 

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Ma come fa giocare le sue squadre Quique Setien?

Si può sicuramente definire l’ex betico come il più estremista sostenitore del gioco di posizione in Europa, nonostante i vari sistemi di gioco utilizzati nel corso degli anni lo spartito non è mai cambiato.

L’azione inizia dal basso nonostante il pressing avversario, un elemento questo della “salida de balòn” curato con precisione maniacale da Setien e dal suo staff che ha avuto picchi di perfezione specialmente nella prima parte della scorsa stagione.

Il pressing altissimo e organizzato, ma soprattutto grande pazienza e controllo assoluto del pallone come dogma innegoziabile, perché come diceva Johan “si tu tienes el balòn, el rival no te puede marcar”.

Un ritorno quindi alla filosofia e al Dna che ha reso il Barca quello che è oggi, ma che negli ultimi anni sembrava essere stato messo da parte per favorire un risultatismo più spicciolo e per trincerarsi nella scusa di rendere più moderno un modello di gioco ritenuto fragile.

Scuse come detto, perché nella sua storia il Barca ha vinto sempre e solo quando ha saputo praticare un modello di gioco diverso dagli altri, con i suoi rischi e pregi ma frutto di un’identità consolidata, in cui tutti credevano.

Un’identità che si rafforza ovviamente con maggior fiducia in quello che è da sempre riconosciuto come il miglior settore giovanile del mondo ma che ormai da anni vive un momento di crisi, sebbene infatti il numero di talenti prodotti e i risultati raccolti siano ottimi, sono sempre meno i ragazzi usciti dalla Masia ad affermarsi con i grandi, preferendo spesso lasciare Barcellona.

 

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Altro elemento questo, che ha reso sempre più tesi i rapporti tra la tifoseria e la dirigenza, accusata (assieme a Valverde) di star distruggendo una filosofia.

Un altro problema questo che Setien promette di risolvere, dal momento che anche al Betis ha saputo valorizzare tanti canterani, da Fabian Ruiz a Junior Firpo passando per Loren Moron e Francis Guerrero.

Pallone e cantera, i pilastri della rivoluzione di Quique, una rivoluzione con solide basi in un passato che non potrà mai essere messo da parte.

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Quique Setien: el mas cruijffistaultima modifica: 2020-01-17T21:31:40+01:00da pietroserusi
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