Juanma Lillo: l’ideologo

Concetto fondamentale per la comprensione dell’articolo.

Per gioco di posizione si intende quel modo di vedere il calcio, il cui obiettivo principale è la ricerca della superiorità (posizionale, ma anche numerica e qualitativa), il cui strumento è il controllo del pallone, e che si basa su una serie di movimenti definiti tramite allenamenti specifici. Buona lettura

 

 

 

L’eterno duello tra estetismo e risultatismo è alla base del dialogo calcistico un po’ come la ruota e il fuoco lo sono  per l’evoluzione umana.

menotti bilardo

Amici mai, Cesar “El flaco” Menotti e Carlos “El doctor” Bilardo(nella foto)

La vittoria è una conseguenza ovvia dell’esprimere un calcio attrattivo? O il calcio attrattivo è uno dei tanti modi per arrivare alla vittoria? E da qui il caos, menottisti contro bilardisti, mourinhani vs guardioliani e chi più ne ha più ne metta.

Ma oggi parleremo di colui che da tanti è ritenuto l’ideologo più estremista del gioco posizionale, se El Flaco Menotti e Jorge Valdano vi sembrano i due massimi guerrieri dell’estetismo assunto a ideologia, hanno dovuto entrambi capitolare dinanzi a Juanma Lillo.

Juanma Lillo nasce a Tolosa nel 1961, ma non in Francia, bensì nell’omonima località basca a mezz’ora di auto da San Sebastian e udite udite non è mai stato un calciatore, a 16 anni, l’età in cui un ragazzo gioca nelle categorie allievi Lillo era l’allenatore della squadra dell’Amaroz, vicino casa.

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(Nella foto) Un giovane Juanma Lillo, agli inizi della sua carriera.

Una precocità che lo porterà ad una scalata vertiginosa, nel giro di 7 anni  vince il suo primo campionato col Mirandes, a 25 anni ottiene il patentino da allenatore(essendo nettamente il più giovane del suo corso) e a soli 35 anni arriva su una panchina di Primera Division, quella del Real Oviedo, Lillo è considerato un vero e proprio enfant prodige e il suo spettacolare 4-2-3-1 ha rivoltato come un calzino le serie minori spagnole.

“No toques si no buscas generar nada. Tocar para superar líneas. Buscar el tercer hombre y la segunda acción (dejar de cara); dejar al más alejado. Generar superioridades en la línea siguiente. No tocar lateralmente si no provocas nada…” (Juan Manuel Lillo)

 

Da lì in poi però tre esoneri in tre anni consecutivi di Primera Division, tra Oviedo, Saragozza e Valladolid, l’impronta di gioco delle sue squadre è evidente ma manca della giusta adattabilità a realtà che lottano per la salvezza, dicono.

Juan-Manuel-Lillo-Santa-Fe-Sevilla

Dicono, perché il risultato per Juanma Lillo è sempre stato un plus, la priorità è l’insegnamento, la bellezza e l’armonia. Dopo anni dove lavora come opinionista televisivo arriva la chiamata dei Dorados di Sinaloa, anno 2005, nella squadra allenata fino a pochi mesi fa da Diego Armando Maradona incontra nuovamente Pep Guardiola , nei suoi ultimi mesi da calciatore.

Nuovamente? Si perché in quella sfortunata prima stagione ad Oviedo, Lillo incontra il Barca in cui milita Pep e nonostante la sconfitta per 4-2 la sua squadra domina la partita per 90 minuti, soccombendo di fatto solamente per la maggior qualità dei singoli blaugrana.

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(Nella foto) Pep Guardiola e Juanma Lillo nel loro secondo incontro da avversari, Almeria vs Barca stagione 2009-2010.

Lillo trova in Guardiola il calciatore e allievo modello, colto, appassionato, curioso i due parlano per ore e ore di tutto, in quei momenti Pep decide il suo futuro e affermerà ripetutamente quanto importante sia stata l’influenza del maestro basco, dal punto di vista umano prima ancora che calcistico.

Perché se ci basiamo su risultati, dati e statistiche, ingredienti che cannibalizzano il calcio odierno, l’influenza di Lillo è racchiusa in 4 stagioni al massimo livello spagnolo, una carriera da giramondo tra Messico, Cina e Giappone(caldamente suggerito dall’ambiente blaugrana per allenare il Vissel Kobe, la squadra in cui milita Andres Iniesta), e una percentuale di vittorie in carriera del 36%.

Ma allora cosa rende Juanma Lillo speciale, perché non dovremmo consderarlo solamente un teorico e avido lettore di libri( che poi sarebbe la verità vista la sconfinata biblioteca che possiede il tecnico basco), come direbbe un noto allenatore toscano con la passione per l’ippica?

Perché con la strenua difesa delle sue idee ha portato una branca di pensiero calcistico ad un livello superiore, definendo con chiarezza scopi e funzioni del tanto declamato gioco di posizione, nulla di più diverso dal giornalistico tiki taka, facendo crescere allenatori e calciatori e sviluppando una linea di pensiero coerente e ricca di spunti.

 “Este juego consiste en ir generando superioridades a la espalda de la línea que te aprieta. Todo es más fácil si la primera salida de balón es limpia” (Juan Manuel Lillo)

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(Nella foto) Juanma Lillo nella sua esperienza da secondo di Jorge Sampaoli al Siviglia

 

A lui si deve infatti buona parte dell’elaborazione dei principi del gioco posizionale, elaborati e racchiusi nei suoi lavori dal giornalista catalano Marti Perarnau( di cui straconsiglio la lettura) oltre che una grande influenza come detto nelle carriere e idee di allenatori come Guardiola o Sampaoli(di cui era vice al Siviglia e collaboratore nel Cile bicampeon d’ America), motivi sufficienti per cui ogni appassionato del bel calcio dovrebbe dirgli solamente grazie.

 

 

Juanma Lillo: l’ideologoultima modifica: 2020-03-31T21:20:04+02:00da pietroserusi
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